Nel 2010, in occasione di un’esposizione ad Alessandria delle opere incisorie di Carlo Lorenzetti, il curatore, Gianni Baretta, metteva in evidenza come l’evoluzione del linguaggio grafico del maestro fosse profondamente legata agli sviluppi della sua scultura, definendo le incisioni la testimonianza di un “percorso parallelo all’inesausta ricerca di segno-luce-energia” che caratterizza la sua produzione plastica. E se in effetti si guarda alla qualità del segno delle puntesecche o delle acqueforti degli anni Ottanta e Novanta o ai tagli che in esso si innestano un decennio più tardi, non si può non pensare alla vibratilità luministica degli sbalzi o agli squarci che dal 2006 attraversano la lamiera; non si può non pensare, cioè, al “costruirsi” di uno spazio che il segno non evoca, ma che letteralmente “crea”, nel suo addensarsi in masse in movimento o nel planare verso “aeree” direzioni; oppure, nel suo dialogare con le frastagliate fenditure della lastra, vere e proprie aperture di luce.
La tendenza ad indagare lo spazio “creando lo spazio” è un aspetto che permane anche nell’incisione realizzata per il Club 365 della Galleria Arte e Pensieri, in cui la dinamica del segno “errante”, in continua mutazione, si traduce in estrema sintesi, in rotazioni con cui il segno, da segmenti di netta luce, diviene elemento generatore di atmosfere tattili, di uno spazio che nulla ha più a che fare con la “misura” o con la sua rappresentazione in chiave statica o bidimensionale, ma che pone in essere una dimensione in espansione, avente una sua propria densità, una sua alba, un suo suono. La lastra, realizzata con la collaborazione della Stamperia del Tevere, è stata eseguita unendo, alle tecniche di incisione fotomeccanica, i procedimenti più tradizionali dell’acquatinta e della maniera nera, mantenendo vivo il legame tra sperimentazione e artigianalità del lavoro artistico.
Francesca Tuscano