| NINI PASQUALE SANTORO – Viene qualcuno da laggiù
Tecnica
Acquaforte.
Matrice
300 X 200 mm.
Tiratura
Edizione: da 1/50 a 50/50 + 15 P.d’A.
Carta
M. Pescia liscia 280 gr. – 330 x 480 mm.
Nel 1958 (o ’57, secondo alcune biografie) Ninì è a Parigi con una borsa di studio assegnatagli dal governo francese, dove frequenta l’Atelier 17 di
Stanley William Hayter. Prima di partire aveva chiesto ad Ungaretti di essere presentato a Jean Paulhan, a cui Ungaretti aveva dedicato una sua
raccolta di poesie. Una prima intuizione di Santoro: perché Jean Paulhan? Critico e scrittore raffinato, personaggio eminente nella cultura francese,
si era avvicinato al surrealismo e poi, negli anni ’50 aveva saputo cogliere quella tensione esistenziale che aveva portato gli artisti francesi
all’informale. I suoi scritti su Fautrier, Dubu et, sull’ art informel o art autre, come l’aveva definita il critico Michel Tapié, sono estremamente
illuminanti sia per quanto riguarda l’analisi del linguaggio artistico, sia nel trasmettere l’atmosfera culturale che si viveva in quegli anni. Direttore
della Nouvelle Revue Française, promotore e collaboratore della rivista bimestrale Les essais, che si occupava di economia, di sviluppo industriale,
di cultura, arte, letteratura, nell’idea di una modernizzazione capace di coniugare tutti gli aspetti della società, Jean Paulhan chiamò Ninì Santoro a
illustrare con due incisioni le pagine della rivista (n. 8, marzo – giugno 1960). Nello stesso numero, tra i collaboratori, per quanto riguardava l’arte,
Jaques Villon, Fernand Léger, André Lhote, Jean Bazaine, Jean Fautrier. Ninì realizzò due acqueforti su lastra di zinco: Bienvenue, 1959, di cui sono
stati tirati 30 esemplari, e Viene qualcuno da laggiù, 1960, di cui fu stampata un’ unica copia per la rivista senza la conseguente tiratura . La lastra
perfettamente conservata e semplicemente ripulita è stata scelta e messa a disposizione generosamente da Ninì Santoro per la prima edizione del
Club 365 Arte e Pensieri di Roma e stampata con i torchi della Stamperia del Tevere. Ninì osservava, riguardo alle incisioni e ai suoi anni parigini, sotto
la sperimentazione compiuta nell’Atelier 17, una sorta di sfasamento tra i diversi piani dell’immagine: un bianco che stava nel profondo e il nero più
aggressivo, dominante; poi, ad una osservazione persistente, i piani sembrano ribaltarsi: ciò che prima affiorava, ora sprofonda. Questo è il caso
dell’incisione qui riprodotta e di molte altre in cui oltre al segno si ottiene un e etto materico, di di usa aggressione della lastra.
Stanley William Hayter. Prima di partire aveva chiesto ad Ungaretti di essere presentato a Jean Paulhan, a cui Ungaretti aveva dedicato una sua
raccolta di poesie. Una prima intuizione di Santoro: perché Jean Paulhan? Critico e scrittore raffinato, personaggio eminente nella cultura francese,
si era avvicinato al surrealismo e poi, negli anni ’50 aveva saputo cogliere quella tensione esistenziale che aveva portato gli artisti francesi
all’informale. I suoi scritti su Fautrier, Dubu et, sull’ art informel o art autre, come l’aveva definita il critico Michel Tapié, sono estremamente
illuminanti sia per quanto riguarda l’analisi del linguaggio artistico, sia nel trasmettere l’atmosfera culturale che si viveva in quegli anni. Direttore
della Nouvelle Revue Française, promotore e collaboratore della rivista bimestrale Les essais, che si occupava di economia, di sviluppo industriale,
di cultura, arte, letteratura, nell’idea di una modernizzazione capace di coniugare tutti gli aspetti della società, Jean Paulhan chiamò Ninì Santoro a
illustrare con due incisioni le pagine della rivista (n. 8, marzo – giugno 1960). Nello stesso numero, tra i collaboratori, per quanto riguardava l’arte,
Jaques Villon, Fernand Léger, André Lhote, Jean Bazaine, Jean Fautrier. Ninì realizzò due acqueforti su lastra di zinco: Bienvenue, 1959, di cui sono
stati tirati 30 esemplari, e Viene qualcuno da laggiù, 1960, di cui fu stampata un’ unica copia per la rivista senza la conseguente tiratura . La lastra
perfettamente conservata e semplicemente ripulita è stata scelta e messa a disposizione generosamente da Ninì Santoro per la prima edizione del
Club 365 Arte e Pensieri di Roma e stampata con i torchi della Stamperia del Tevere. Ninì osservava, riguardo alle incisioni e ai suoi anni parigini, sotto
la sperimentazione compiuta nell’Atelier 17, una sorta di sfasamento tra i diversi piani dell’immagine: un bianco che stava nel profondo e il nero più
aggressivo, dominante; poi, ad una osservazione persistente, i piani sembrano ribaltarsi: ciò che prima affiorava, ora sprofonda. Questo è il caso
dell’incisione qui riprodotta e di molte altre in cui oltre al segno si ottiene un e etto materico, di di usa aggressione della lastra.