Salvatore Provino
Evoluzione del segno
opera incisa 1971/2011
4 giugno – 18 giugno 2011
Testo a cura di:
Giulia Lopalco
” ‘Io sono un pittore’. L’affermazione perentoria di Salvatore Provino non può che suonare apparentemente ovvia se non si tiene conto di quanta passione sia stata necessaria per esercitare la pittura nella seconda metà del novecento. In questi anni, tra conceptual, body e video art, il leit motiv dominante è stato il superamento del quadro, delle tecniche tradizionali a favore del predominio assoluto dell’idea. Un grande artista non può ascoltare altri che se stesso e solo nel fare ciò riuscire a smentire un coro di voci contrastanti. Per quasi cinquant’anni di lavoro instancabile, Provino dimostra che dipingere resta un verbo fecondo, azione creativa dal potenziale espressivo ancora inesplorato. Informale, guttusiano, surrealista… le etichette con cui si è cercato di descriverlo non rendono la grandezza della sua produzione artistica, dove storia e scienza si uniscono a un rinnovato utilizzo del segno e del colore. L’incisione fa capolino nell’arte di Provino agli inizi degli anni settanta, muovendosi in parallelo alla pittura della quale si propone da subito come specchio fedele. I primi lavori rientrano nel periodo figurativo, dove forte è l’influenza dell’esempio picassiano. Il ductus è impulsivo, vibrante, teso a raccontare l’apparenza fisica della realtà circostante. Sarà l’interesse per le geometrie non euclidee, nella metà degli anni settanta, a determinare lo sviluppo di una nuova fase creativa. Nel pensiero di Lobacevskij, viene trovato un mezzo per arrivare all’essenza della forma, ai meccanismi invisibili che ne condizionano l’evoluzione in rapporto al tempo e allo spazio. La purezza analitica delle incisioni realizzate in questi anni riflettono un intenso periodo di studio dove si cerca di trasformare in strumenti artistici le teorie scientifiche apprese. Lo scopo è tornare alla rappresentazione del reale andandone oltre l’involucro e ripartendo dall’essenza della sua struttura primaria. Sarà la consapevolezza dell’insita tridimensionalità del segno a determinare un punto di svolta, il passaggio da immagini solide e statiche a forme dinamiche e aperte che raccontano sulla superficie bidimensionale il loro prendere vita. La “scultura” presentata nell’esposizione, va letta come straordinaria variante spaziale delle opere del 1975-76. Dopo questi anni d’intensa ricerca, gli interessi dell’artista si ampliano al colore, arrivando all’elaborazione di una personale tecnica pittorica, basata su una costruzione materica dell’immagine tramite sovrapposizioni indirette. Il ribaltamento del classico rapporto figurativo dei pieni e dei vuoti porta al massimo grado espressivo il linguaggio segnico maturato sulle geometrie. In occasione dell’ontologica, viene presentato l’ultimo lavoro realizzato da Provino in collaborazione con la Stamperia del Tevere, legata al maestro da un rapporto di profonda stima e amicizia.”
Giulia Lopalco